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Una partita vinta
22 Maggio 2020
E si, posso finalmente dire che la partita è vinta. Sono una donna di sessantacinque anni e sono trascorsi ormai venti anni, da quel giorno in cui ho scoperto la malattia del tumore al seno. Già un anno e mezzo prima sentivo qualcosa dentro di me che mi faceva pensare ad una malattia. Con l’aiuto del medico di famiglia ho fatto delle ricerche e dopo una ecografia mi sono stati chiesti degli approfondimenti. Subito ci siamo attivati e in poco tempo siamo arrivati al policlinico Gemelli di Roma, dove medici professionisti, sensibili e instancabili, hanno diagnosticato la malattia del tumore al seno. Lungo la mia strada, ho incontrato moltissime donne, che come me, hanno lottato per la vita; insieme abbiamo condiviso gioie e paure, abbiamo cercato di sostenerci ed aiutarci. Sono nati rapporti di vita, di amicizia, di amore fraterno, e ancora oggi, con quelle che hanno vinto ci continuiamo a sentire. Tutto quello che mi era accaduto aveva lasciato dentro di me segni indelebili. ”Non posso fare finta di niente”, queste parole mi affioravano continuamente alla mente, quasi ossessionandomi. Dovevo fare qualcosa che potesse aiutare le donne. Cosa potevo fare? Non avevo mezzi, né conoscevo persone, ma per fortuna, l’occasione che aspettavo, arrivò. Proprio in quel periodo nasceva a Roma la Komen Italia, un’associazione che si prendeva cura delle donne operate al seno, raccoglieva fondi per la ricerca e finanziava progetti per accompagnare le donne nel periodo post intervento. Volontaria dell’associazione, ho iniziato con il professore Franceschini, a fare convegni per far conoscere la malattia e il modo con cui poterla sconfiggere. “PREVENZIONE” è stato il nostro motto. Abbiamo iniziato in casa di amici, nelle sedi della CRI di Tolfa e Allumiere, nelle scuole, nelle palestre e poi ancora nei paesi vicini. Insieme a lui, ho iniziato a fare una raccolta fondi e partecipare alla prima race che si è tenuta a Roma nel 2000. Nella prima race, su 5000 partecipanti, 500 erano di Tolfa e Allumiere. Da allora, ogni anno, facciamo questa raccolta fondi e per venti anni, siamo stati il gruppo più numeroso. Sono felice della scelta che ho fatto. Aiutare l’associazione, mi fa sentire utile e mi auguro di poter continuare nel prossimo futuro.