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Maria Adelaide

19 Dicembre 2014

Durante la mia adolescenza, quando i problemi tipici dell’età, le incomprensioni inevitabili con i genitori, le ansie e le preoccupazioni mi assalivano, prendevo carta e penna e cominciavo a scrivere con la consapevolezza di non potermi raccontare sciocchezze o nascondere la verità. Questo mi aiutava a vedere i problemi sotto una luce diversa dandomi la possibilità di cercare e trovare poi una soluzione più distaccata e tranquilla. Sono passati tanti anni da quei momenti, oserei dire quasi una vita, vissuta credo e spero in maniera dignitosa, affrontando sempre a testa alta tutte le gioie e vicissitudini che inevitabilmente questo percorso sa offrirci; ho vissuto anni veramente di forte sfida con me stessa, cercando di trovare sempre una soluzione che fosse la meno deleteria per gli altri, caricandomi di fardelli morali, materiali e psicologici molto pesanti, credendo e sperando che questi “sacrifici” fossero apprezzati. La serenità che tanto aspettavo è venuta meno quando, nel novembre del 2010, dopo un controllo senologico di routine, mi è stato diagnosticato un tumore al seno: “Signora, c’è un nodulo che l’anno scorso non c’era, è da togliere!” Non è facile descrivere i momenti drammatici che si vivono: lo smarrimento, la paura, lo sconforto, la sensazione di stordimento e incredulità che si provano nel momento in cui si ha la consapevolezza di quello che ti sta accadendo, lo comprende solo chi, purtroppo, li ha provati. E’ vero che oggi le terapie sono efficaci, che le statistiche sono favorevoli: di tumore al seno si muore sempre meno, ma l’impatto che vivi con la diagnosi è pari al pensiero che per te sia finita, che avresti ancora tante cose da fare, che forse non avrai più il tempo e il modo di amare, di capire, di stare accanto alle persone che più contano. Sono momenti in cui si ha bisogno di credere che un aiuto esista e che possa manifestarsi quando meno te lo aspetti. E’ esattamente quello che si è verificato in me, all’improvviso mi è successo qualcosa di veramente incredibile: la “tempesta interiore” che mi aveva investita, si è placata e sono stata “invasa” da una tranquillità, serenità e fiducia che soltanto qualcosa o qualcuno al di sopra di noi poteva donarmi: Angelo custode? Spirito guida? Dio? Ho detto al chirurgo che mi prospettava varie possibilità di intervento: “Dottore, facciamo quello che sia più risolutivo, non posso lasciare le persone che amo, i miei figli, molti hanno ancora bisogno di me, non posso deluderli!” Ho affrontato serenamente questo evento superando il senso di smarrimento, con la volontà di reagire, con la necessità di dominare la situazione per affrontarla nel miglior modo possibile. Dopo l’intervento di mastectomia bilaterale con impianto di protesi, durato nove ore, il mio oncologo mi ha “assegnato” un programma di diciotto chemioterapie. Questa “proposta” ha di nuovo provocato in me una miriade di emozioni contraddittorie: da un lato la rassicurazione perché per combattere la malattia si è disposti a qualunque sacrificio; dall’altro il timore di perdere la propria indipendenza e libertà, di non essere pronta ad affrontare questa ulteriore prova. Al momento della visita, avrei voluto porre mille domande, ma in quell’istante però, troppo lontane dalla mia mente, in quanto non avendo la necessaria lucidità per comprendere a fondo il senso di quanto mi veniva detto, una volta a casa mi faceva accorgere che molti dubbi erano rimasti irrisolti. Ricordo ancora le parole del mio chirurgo, alla mia insistenza nel chiedere come sarebbe stata la chemioterapia e la risposta, con un’aria quasi di scusa: ”Signora, non sarà una passeggiata!” E’ vero, non lo è stata, ma tenacemente mi sono ripetuta, giorno dopo giorno, che un altro piccolo passo era stato fatto, che dovevo mostrarmi forte e fiduciosa innanzi tutto per me stessa e poi per le persone che mi erano accanto e che mi amavano. E’ in loro che ho trovato le forza di lottare. Li vedevo sorridere con le labbra ma non con gli occhi nei quali leggevo lo smarrimento e la paura di quello che stavano affrontando. E’ in loro che ho trovato l’energia, la capacità e la positività per superare i momenti bui; è stato uno scambio di energie, la trasmissione di sicurezza e tranquillità, mi ritornava vedendoli a loro volta sereni e fiduciosi. Insieme abbiamo colto i piccoli segnali che la vita ti manda, abbiamo apprezzato la quotidianità che si dà per scontata, riempiendoci di una forza ed energia corporale e spirituale! Chemio dopo chemio, supportata da un’equipe medica indescrivibile, …preparati professionalmente ma soprattutto attenti psicologicamente, ho completato il mio percorso terapeutico. Non a caso, ho letto nello studio del mio radiologo, il ringraziamento di una paziente, rivolto appunto ai medici, definendoli “angeli senza ali”, no perché assenti, ma non visibili, unicamente perché nascoste dai camici bianchi. Attualmente ho recuperato molto e vengo sottoposta a visite e controlli periodici, consapevole che il tumore al seno è una malattia insidiosa anche a distanza di anni e che non si deve mai abbassare la guardia. E’ anche vero però che alla domanda a come sto vivendo e spero uscendo da questo “incidente di percorso” rispondo: POSITIVAMENTE! Sì, positivamente, perché mi ritengo una persona fortunata per avere grazie alla prevenzione, “catturato e ferito a morte il nemico” e per quello che questa esperienza mi ha insegnato. Mi hanno detto che sono una persona speciale perché ho reagito in modo così positivo alla mia malattia, ma non è così. Quando il dolore da affrontare sembra superare le tue capacità di sopportazione, dentro di te scatta un qualcosa che ti porta a reagire con coraggio e dignità; allo scoramento e alle paure iniziali subentrano coraggio, forza e dignità e la consapevolezza che la vita è un dono inestimabile ed abbiamo il diritto e dovere di difenderla con tutte le nostre forze, soprattutto quando si ha una FAMIGLIA che ti ama e crede in te, che ti fa sentire speciale ed indispensabile in ogni situazione! …“mamma, non farmi scherzi, non sono pronto!”… …”con i capelli o no, l’importante è che ci sei”… Mi ritengo ulteriormente fortunata perché ho avuto la possibilità di verificare quali siano le persone che realmente mi amano e che mi sono rimaste accanto in questo periodo molto particolare della mia vita. L’amicizia vera, come l’amore, è un sentimento profondo, impegnativo ed è in questi momenti di verifica che si comprende chi, si può veramente definire tale, quanto bene ed umanità ci sia nel prossimo. Sentire il calore e la comprensione delle persone care è fortemente terapeutico al contrario dell’ipocrisia, della falsa compassione. Forse avevo bisogno di un momento di riflessione, di una pausa alla frenetica vita che noi tutti conduciamo. Avevo bisogno di capire più profondamente quali siano i valori realmente importanti della vita: l’amore, l’affetto, la gioia di stare insieme e di condividere le proprie esperienze, la salute, la serenità. E quali siano quelli illusori ed effimeri: la carriera, i bei vestiti, la macchina, gli oggetti. Ho avuto molte delusioni da questa esperienza, ma anche tante soddisfazioni. La famiglia, come gli amici, quando sono veri, si stringono intorno alla persona che ha bisogno e a tutti coloro che mi sono stati vicini ho dedicato queste righe di ringraziamento. Fortunatamente al mondo esistono persone come te, che mi hanno sostenuta, aiutata e accompagnata, verso la luce che non ha mai smesso di brillare segnava l’uscita dal tunnel che ha cercato di inghiottirmi. Grazie a te, al tuo animo sensibile e psicologicamente attento, sono riuscita a sopportare i momenti più bui, quelli in cui ho creduto di non farcela…… Non ti ringrazierò mai abbastanza. Ti voglio bene