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Gabriella
1 Dicembre 2020
Gennaio 2020. Pieno inverno. Sono in macchina e sto ritornando a lavoro. Non ricordo se fosse una giornata di sole. Ad ogni modo, non sarebbe stato importante. Ricordo bene, però, le parole che risuonavano nella mia testa come un tamburo incessante. “Cancro” “aggressivo”, “invasivo”, “chemioterapia”. Ero frastornata. Non riuscivo a capire come era possibile che io, a 28 anni, avessi un cancro. La mia mente era invasa da mille pensieri, dalla paura per tutto quello che avrei dovuto affrontare. Il terrore per le medicine e l’incubo di perdere i miei capelli. Ricresceranno dicevano. Sei bellissima anche cosi, dicono. Quella che vedete nella foto sono io, qualche mese fa. Ne avrei molte da farvi vedere, ma questa, forse, è quella che mi rappresenta di più. La malattia che divide una persona a metà. C’è quella parte che non riconosco, ancora. Sorriso amaro, a tratti triste, timido. Il viso stanco, di uno strano colore. Non il mio, le ciglia erano nere e lunghissime, e le sopracciglia folte, scure anche queste. “Il mascara non posso metterlo. E le ciglia finte non mi piacciono”. La parte di me consapevole che ero io, quella. Senza finzioni, né artifici. La malattia che si legge sul volto di chi la combatte. Poi c’è quella parte, invece, che conosco meglio. Combattiva, agguerrita. Quella che non demorde. Legata all’immagine passata di una ragazza in salute, e determinata, comunque, a dare il meglio di sé. Tra le due, infine, ci sono io, ora. Al termine di un percorso estenuante e difficilissimo, che ha portato con sé lacrime e nuove consapevolezze. Non bisogna per forza passare attraverso una malattia per capire che la vita va amata anche quando ci mostra la sua più cruda oscurità. A me, di fatto, è andata così. Ho potuto conoscere la mia forza contro la debolezza. Ho conosciuto la paura, il senso di impotenza e di ingiustizia. Che poi, in fondo, chi è che stabilisce cosa è giusto o cosa è sbagliato. Posso dirvi che le cicatrici sul mio corpo mi ricordano ogni giorno l’arte dell’elasticità, la capacità che abbiamo di piegarci senza lasciare che le avversità ci spezzino. A me, alle Donne, e alla nostra forza di guardare avanti, e che Dio sia con noi. Gabriella