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Gelsomina

25 Novembre 2024

"IO, una donna come tante, 41 anni portati niente male. Una vita normale, un marito, una figlia, una casa, un lavoro che mi faceva sentire realizzata e tantissimi amici. Ero una donna felice. LUI, un maledetto carcinoma infiltrante duttale al seno. Lo scopro in una tiepida mattina di giugno durante un'ecografia. Poco tempo prima durante un viaggio di lavoro, sotto la doccia, sento qualcosa che non va. Ricordo ogni singolo istante di quella mattina, dalla disposizione dei mobili nello studio medico alle parole di quell'uomo che senza un minimo di sensibilità mi parla di tumore aggressivo già esteso ai linfonodi. Quel giorno sono tornata a lavoro ed ho fatto il mio dovere come se nulla fosse, era un venerdì e la sera abbiamo raggiungo Alessia al mare. Ricordo che al karaoke io e lei abbiamo cantato "Ridere" ed è stato in quel preciso istante che ho deciso che non avrei mai smesso di ridere, nonostante tutto. Da quel giorno sono passati più di due anni e io ho cicatrici profonde sul corpo e nell'anima che non si rimargineranno mai ma sono qui e posso ancora ridere. E così mi tornano alla mente i 6 mesi di chemioterapia, l'intervento di mastectomia totale, un nuovo intervento per rimuovere la protesi che li' proprio non voleva stare, 15 cicli di radioterapia, ancora immunoterapia ogni 21 giorni per altri 6 mesi. Non ero pronta ma non mi è stato chiesto, non si può essere pronti per una cosa del genere. Ma si va, si affronta perché non c'è una seconda possibilità, non c'è una strada da scegliere, si può fare solo quello che qualcuno ha deciso per te. Si lotta e si spera. Del primo giorno di chemio, quella rossa, quella micidiale ricordo tutto...ricordo l'attesa, gli occhi delle persone in quella sala, la paura, lo sgomento, l'angoscia.Vivi tante prime volte, dal momento in cui entri in quel dannato reparto i tuoi occhi vedono, il tuo corpo sente, il tuo cuore trema. Resti seduta per ore in attesa che qualcuno chiami il tuo numero, incrociando sguardi di chi già "è dentro questa cosa" , sguardi di chi in fondo vorrebbe proteggerci da tutto quello che verrà. La nostra mente ha mille pensieri confusi. Ci guardiamo intorno seguendo i momenti di chi legge carte, prepara aghi e flebo e poi arriva quel momento, l'ago che penetra nella pelle ed arriva il primo dolore fisico. Qualcuno accanto dorme saturo di terapie, qualche altro sveglio e spaesato aspetta di conoscere una storia come la sua...che strana, magra ma umana consolazione. Tutto è iniziato così e qualcosa già diversa percettibile...una puzza tremenda, un sapore metallico. Qualcuno distoglie lo sguardo, qualche altro prova a tranquillizzarci mentre le sacche cambiano colore. Dal rosso al giallo, dal giallo all'argento e poi ancora flebo. Mentre tu pensi a chissà cosa cavolo mi stanno buttando in corpo, chissà cosa succederà ora, chissà se questo è il momento irreversibile per i miei capelli, per i miei globuli bianchi. Fino a quando tutto finisce. La prima è andata pensi...me ne mancano molte altre e finora sembra tutto normale. Ma è proprio quando ti alzi dopo 4 ore che prendi atto che NO, nulla è più come prima. Barcolli, lo stomaco gira, le forze ti mancano ed è qui che realizzi di come il tuo corpo sta facendo conoscenza della chemioterapia. Ed è assurdo, quasi un miracolo se in macchina, tornando a casa riesci a riflettere su un concetto che a molte invece sfugge...in fondo la chemioterapia è un alleato non un nemico. Questo è stato più o meno il mio primo giorno, terribile si, ma l'ho superato. Così come ho superato l'ultimo giorno, con la paura ancora viva dentro perché la paura non mi abbandonerà mai, perché nulla sarà più come prima. Ma in questi due anni ho imparato tante cose e ho conosciuto persone speciali, perché solo chi vede nei tuoi occhi gli stessi suoi sentimenti, la sua paura, la sua stessa rabbia, la disperazione che sente nelcuore può capire. Con Amalia è stato così, io avevo provato solo 2 giorni prima quello che stava provando lei nel momento in cui le ho stretto la mano, nessuno poteva capirla più di me. E poi Angela, Sandra, Anna Maria, Irene, Tonia, Sabrina, Rossella. E poi penso a chi invece non c'è più, a chi ha vissuto il primo ma mai l'ultimo giorno di chemioterapia e allora le lacrime scendono incontrollate. Con la mia esperienza voglio dare coraggio a tutte le donne che saranno costrette ad aprire una parentesi tumore. Ci sentiamo mancare la terra sotto i piedi, ci sentiamo crollare il mondo addosso ma bisogna lottare con tutte le nostre forze per vincere. Infine non posso non ringraziare tutte le persone che mi sono state sempre accanto in questa dolorosa parentesi della mia vita. Mia figlia, perché a soli 9 anni ha dimostrato una maturità straordinaria, mio marito, i miei genitori e mio fratello, mia suocera, le mie cognate e i cognati, tutti i miei parenti, le amiche di una vita, gli amici di sempre che erano lontani ma vicini e quelli "nuovi" che sono stati come una seconda famiglia per noi, "quelli del lunedì" che mi hanno fatto compagnia in tutti i 34 lunedi di chemioterapia, i vicini, i colleghi, i conoscenti e tutte le persone che anche solo chiedendo di me mi hanno fatto sentire il loro affetto. Le parentesi si aprono e devono chiudersi perché la vita è bella e va vissuta, perché non si può smettere di ride solo perché da un momento all'altra tutto può finire."